La riclassificazione e analisi sullo stato patrimoniale. Estratto dall'opera "Manuale Analisi di Bilancio" del Dott. Marco Baldin corredato al corso "Legge di Bilancio 2023, Riforma della Giustizia Tributaria e del Processo Tributario".
Estratto dall'opera "Manuale Analisi di Bilancio" del Dott. Marco Baldin corredato al corso "Legge di Bilancio 2023, Riforma della Giustizia Tributaria e del Processo Tributario".
1. Lo stato patrimoniale
Lo stato patrimoniale è un prospetto che rientra tra i documenti obbligatori che gli amministratori devono redigere e far rientrare all’interno del bilancio di esercizio. Questo prospetto numerico, formato da una tabella a sezioni contrapposte, è di tipo “stock” ovvero cristallizza quelli che sono gli elementi dell’attivo e del passivo aziendale, valorizzati secondo i criteri previsti dai principi contabili, alla data di chiusura dell’esercizio, che per la maggioranza dei soggetti, c.d. “solari”, coincide con il 31 dicembre ma che può essere fissata liberamente all’interno dell’atto costitutivo aziendale. In quest’ultimo caso si pensi, per esempio, a quelle società che svolgono attività d’impresa caratterizzate da un’elevata stagionalità, per le quali sarebbe poco significativo esprimere le grandezze di bilancio al 31 dicembre, se questo cade nel pieno della stagione “operativa”. A titolo esemplificativo, una società che gestisce un impianto di risalita in Trentino Alto Adige rappresenterebbe i propri dati in maniere più significativa chiudendo il proprio esercizio al 30 aprile, anche se questa scelta non è obbligatoria. Un altro esempio potrebbe essere quello di una società calcistica che, al fine di rappresentare in un unico bilancio tutti i dati relativi ad una stagione sportiva dovrebbe terminare il proprio esercizio sociale il 30 giugno,
Fatta questa dovuta premessa, lo stato patrimoniale ha il compito di esprimere quella che è la misura del patrimonio aziendale, a sua volta formato da:
- beni e servizi messi a disposizione dell’impresa con il fine di realizzare lo scopo sociale (capitale investito);
- risorse utilizzate con lo scopo di finanziare il capitale investito (passivo e netto).
Trattandosi, come già affermato precedentemente, di una grandezza stock è molto importante tenere presente, per il lettore di bilancio, che questa valutazione è fatta ad una data precisa è potrebbe differire, anche significativamente, da una valutazione effettuata i date diverse (si pensi per esempio a crediti e debiti in valuta straniera che potrebbero risentire delle variazioni dei cambi giornalieri).
In esso sono contenuti valori che derivano dalla stratificazione temporale di vari elementi attivi e passivi. Infatti, anche se il riferimento è alla date di chiusura dell’esercizio, vi sono all’interno dati che originano dal passato. A titolo esemplificativo, il prospetto rappresenta, tra l’altro, la situazione creditoria dell’azienda alla data di chiusura dell’esercizio ma nel caso in cui fossero presenti dei crediti derivanti dagli anni precedenti e non ancora incassati questi rientrano a pieno titolo nelle voci indicate dal prospetto, nel caso in cui siano giudicati recuperabili dagli amministratori.
Secondo le disposizioni civilistiche lo stato patrimoniale è rappresentato “a sezioni contrapposte”, aventi pari valore. Le due sezioni sono denominate “attivo” e “passivo e netto”.
L’attivo patrimoniale rappresenta, in buona sostanza, il capitale investito da un’azienda che viene esposto sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. In esso sono riporatati i valori attribuiti a tutti i beni, servizi e diritti di cui un’azienda dispone alla data di chiusura dell’esercizio.
Il passivo, invece, evidenzia quali sono le fonti di finanziamento acquisite da soggetti terzi nello stesso momento di analisi considerato per l’attivo. A tal proposito di vuol precisare che per finanziamento non si intende solo il caso nel quale un soggetto, per esempio un istituto di credito, ci fornisce, a titolo di prestito, delle risorse finanziarie ma anche il caso in cui un soggetto, per esempio un fornitore, rinunci temporaneamente ad incassare un corrispettivo a lui spettante. In questo secondo caso la rinuncia temporanea, per il soggetto che ne beneifica, rappresenta una mancata uscita di risorse finanziarie che possono essere utilizzate per altri investimenti, rappresentando, indirettamente, una forma di finanziamento, talvolta gratuita.
Da ultimo, il capitale netto si determina per differenza tra l’attivo ed il passivo e rappresenta, seppure nelle sue diverse componenti, il capitale messo a disposizione dai soci per finanziare l’attività sociale. Esso rappresenta, inoltre, il valore contabile della società che spesso differisce, anche significativamente, da quello effettivo. Infatti, per ottenere quest’ultimo si dovrebbe procedere ad integrare i valori attivi e passivi con stime adeguate.
La lettura dello Stato patrimoniale consente di poter effettuare delle valutazioni non solo sugli aspetti patrimoniali dell’azienda ma anche su quelli finanziari. Infatti il passivo e il Patrimonio netto possono essere letti come le fonti di finanziamento utilizzate dall’azienda per poter disporre del capitale investito (attivo) che rappresenta gli impieghi.
In buona sostanza civilisticamente il bilancio appare come segue:
Stato patrimoniale |
Attivo | Patrimonio Netto | |
Passivo | ||
Andando a porre in essere un’analisi di tipo finanziario lo stesso prospetto può essere inteso in senso di investimenti e fonti di finanziamento:
Stato patrimoniale | |
Investimenti | Fondi di finanziamenti |
Dal punto di vista pratico è necessario, anche tenenre, in considerazione di un caso abbastanza frequente che può mettere in difficoltà un analista esterno. Ovvero il caso che una socetà depositi un bilancio c.d. “abbreviato” readatto secondo il disposto dell’articolo 2435-bis del Codice civile. Secondo questa tipologia di prospetto alcuni dei dati esposti vengono accorpati in modo tale da rendere più ermetico il patrimonio informativo desumibile dal bilancio. In questo caso, dove possibile, occorre reperire le informazioni mancanti all’interno della nota integrativa.
2. La riclassificazione dello stato patrimoniale
La riclassificazione dello stato patrimoniale è un procedimento prodromico, ma fondamentale, rispetto all’effettuazione dell’analisi stessa. Esso si sosotanzia nel reperimento delle informazioni contenute all’interno del prospetto di bilancio che verranno opportunamente rielaborate e riespresse secondo un’ordine e degli aggregati differenti rispetto a quanto previsto dal Codice civile. Questa attività viene fatta per:
- avere chiavi di lettura diverse rispetto a quelle adottate dal legisaltore;
- avere dei dati esposti in modo più facilmente utilizzabile nel porre in essere successive analisi;
- poter individuare in maniera più immediata diverse grandezze economiche posta alla base dell’analisi svolta.
La riclassificazione può essere effettuata in vari modi ma solitamente i metodi più gettonati sono:
- riclassificazione secondo il criterio finanziario;
- riclassificazione secondo il criterio di pertinenza gestionale (o funzionale).
Di seguito si cercherà di tracciare un profilo opeativo di come poter svolgere questa fase fondamentale dell’analisi.
2.1 Riclassificazione secondo il criterio finanziario
Queta tipologia di riclassificazione è effettuata secondo la logica finanziaria del grado di liquidità delle voci di bilancio. Ovvero, le stesse sono riesposte all’interno della riclassificazione sulla base dell’attitudine dei valori contenuti nelle singole voci di bilancio a trasformarsi in liquidità (denaro contante o depositato in banca) in un periodo breve o lungo[1].
L’analista, ai fini di porre in essere questa operazione, dovrà, in primo luogo, aggregare e talvolta disaggregare i dati di bilancio con lo scopo di poter suddividere il patrimonio aziendale in poche voci formate dall’insieme delle poste di bilancio omogenee tra di loro. Successivamente dovrà rendere maggiormente significative le voci così ottenute operando delle rettifiche sulla base delle informazioni a disposizione e sulla base dell’esperienza.
Pertanto, partendo da uno stato patrimoniale redatto secondo il criterio civilistico opportunamente aggregato (vengono raggruppate voci omogenee che non necessitano di particolari elaborazioni) si avrà:
STATO PATRIMONIALE | |||
ATTIVO | Anno T. | Anno T. - 1 | |
A) | Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti | ||
B) | Immobilizzazioni: | ||
I - Immobilizzazioni immateriali: | |||
II - Immobilizzazioni materiali: | |||
III - Immobilizzazioni finanziarie: | |||
Totale Immobilizzazioni (B) | |||
C) | Attivo circolante: | ||
I - Rimanenze: | |||
1) materie prime, sussidiarie, e di consumo | |||
2) prodotti in corso di lavorazione e semilavor ati | |||
3) lavori in corso su ordinazione | |||
4) prodotti finiti e merci | |||
5) acconti | |||
II - Crediti: (con indicazione degli importi esigibili oltre l’esercizio successivo) | |||
1) verso clienti | |||
2) verso imprese controllate | |||
3) verso imprese collegate | |||
4) verso controllanti | |||
5) verso imprese sottoposte al controllo delle controllanti | |||
5 bis) tributari | |||
5 ter) imposte anticipate | |||
5 quater) verso altri | |||
III - Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni | |||
IV - Disponibilità liquide | |||
Totale Attivo circolante (C) | |||
D) | Ratei e risconti: | ||
TOTALE ATTIVO |
L’analista ora dovrà effettuare l’attività di riclassificazione vera e propria ponendo particolare attenzione alle tempistiche di liquidabilità delle varie voci. In particolare, si considerano a breve termine quelle voci che ragionevolmente possono trasformarsi in liquidità (cassa o banca) entro l’esercizio successivo. Chi esegue la riclassificazione dovrà effettuare dei ragionamenti, talvolta non immediati, relativamente alle seguenti voci:
- A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti: andranno tolti dall’attivo patrimoniale e riesposti, con segno negativo, nel patimonio netto;
- B) III. Immobilizzazioni finanziarie: in questa voce possono essere contenuti crediti che abbiano una scadenza inferiore all’esercizio. Questi valori andranno tolti dalla voce in oggetto e riesposti all’interno della voce “Attivo Corrente”;
- C) I. Rimanenze: andranno esposte “nell’Attivo Corrente”;
- C) II. Crediti: andranno esposti, in linea di massima, “nell’Attivo Corrente”;
- C) III. Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni: andranno esposte “nell’Attivo Corrente”;
- C) IV. Disponibilità liquide: andranno esposte “nell’Attivo Corrente”;
- D) Ratei e risconti: andranno esposti, in linea di massima, “nell’Attivo Corrente”.
Per quanto riguarda la voce “crediti” e la voce “ratei e risconti” bisogna considerare che gli stessi normalmente hanno una liquidabilità inferiore ai 12 mesi ma, in alcuni casi particolari, possono avere una durata superiore all’anno. In quest’ultimo caso andranno riesposti all’interno dell’“Attivo immobilizzato”.
Per quanto riguarda il passivo, le voci a cui porre attenzione sono molte meno e si avrà la seguente situazione:
STATO PATRIMONIALE | |||
PASSIVO | Anno T. | Anno T. - 1 | |
A) | Patrimonio netto | ||
B) | Fondi per rischi ed oneri | ||
1) per trattamento di quiescenza e obblighi simili | |||
2) per imposte, anche differite | |||
3) strumenti finanziari derivati passivi | |||
4) altri | |||
C) | Trattamento di fine rapporto lavoro subordinato | ||
D) | Debiti: (con indicazione degli importi esigili oltre l’esercizio successivo) | ||
1) obbligazioni | |||
2) obbligazioni convertibili | |||
3) debiti verso soci per finanziamenti | |||
4) debiti verso le banche | |||
5) debiti verso altri finanziatori | |||
6) acconti | |||
7) debiti verso fornitori | |||
8) debiti rappresentati da titoli di credito | |||
9) debiti verso imprese controllate | |||
10) debiti verso imprese collegate | |||
11) debiti verso imprese controllanti | |||
11 bis) debiti verso imprese sottoposte al controllo delle controllanti | |||
12) debiti tributari | |||
13) debiti verso istituti di previdenza e sicurezza sociale | |||
14) altri debiti | |||
E) | Ratei e risconti | ||
TOTALE PASSIVO |
L’analista in questo caso per le voci:
- B) fondi per rischi ed oneri;
- C) trattamento di fine rapporto;
- D) debiti.
Dovrà porre in essere una suddivisione in base alle scadenze di esborso di queste voci. Quelle che dovranno essere pagate entro i 12 mesi entreranno a far parte del “Passivo corrente”, mentre quelle con scadenza superiore andranno ad implementare il “Passivo consolidato”. È utile precisare, che per i fondi rischi ed oneri ed il Trattamento di fine rapporto, spesso non è agevole reprerire i dati necessari alla suddivisione. In mancanza li si considera appartenenti al “Passivo consolidato”.
Il prospetto che emerge dalla riclassificazione sarà il seguente:
Stato patrimoniale | Anno T | Anno T-1 |
Immobilizzi materiali netti | ||
Immobilizzi immateriali netti | ||
Immobilizzi finanziari | ||
Immobilizzi commerciali | ||
TOTALE ATTIVO A LUNGO | ||
Magazzino | ||
Crediti commerciali a breve | ||
Fondo svalutazione crediti | ||
Crediti comm. a breve v/gruppo | ||
Crediti finanziari a breve v/gruppo | ||
Altri crediti a breve | ||
Ratei e risconti | ||
Liquidità differite | ||
Attività finanziarie a breve termine | ||
Cassa, Banche e c/c postali | ||
Liquidità immediate | ||
TOTALE ATTIVO A BREVE | ||
TOTALE ATTIVO | ||
Patrimonio netto | ||
Fondi per rischi e oneri | ||
Trattamento di fine rapporto | ||
Obbligazioni | ||
Obbligazioni convertibili | ||
Debiti verso banche oltre i 12 mesi | ||
Debiti verso altri finanziatori a lunga scadenza | ||
Debiti commerciali a lungo termine | ||
Debiti commerciali a lungo v/gruppo | ||
Debiti finanziari a lungo v/gruppo | ||
Altri debiti finanziari a lungo termine | ||
Altri debiti a lungo termine | ||
TOTALE DEBITI A LUNGO | ||
TOTALE DEBITI A LUNGO + PN | ||
Obbligazioni | ||
Obbligazioni convertibili | ||
Debiti verso banche entro i 12 mesi | ||
Debiti verso altri finanziatori a breve scadenza | ||
Debiti commerciali a breve termine | ||
Debiti commerciali a breve v/gruppo | ||
Debiti finanziari a breve v/gruppo | ||
Altri debiti finanziari a breve termine | ||
Altri debiti a breve termine | ||
TOTALE DEBITI A BREVE | ||
TOTALE PASSIVO |
Questa riclassificazione permette a chi la pone in essere di effettuare, in maniera agevolate, alcune analisi di cui parleremo nei paragrafi successivi.
2.2 Riclassificazione secondo il criterio di pertinenza gestionale (o funzionale)
Questa tipologia di riclassificazione si basa su una logica di pertinenza gestionale, ovvero le voce dell’attivo e del passivo sono riesposte in classi omogenee attinenti alle diverse aree nelle quali la gestione aziendale è scomponibile[2]. Questa riclassificazione, però, non fa venir meno l’unitarietà spaziale e temporale della gestione stessa[3].
Le aree possono essere:
- operativa;
- accessoria (o extra caratteristica);
- finanziaria;
- straordinaria;
- tributaria.
L’area operativa fa riferimento alle operazioni di gestione afferenti l’attività tipica svolta da un’impresa che la si può desumere dall’oggetto sociale della stessa oppure dal codice attività dichiarato ed indicato nella visura camerale.
L’attività accessoria, invece, fa riferimento ad altri business svolti dall’azienda ma che non riguardano la propria attività preminente. A titolo esemplificativo un’azienda manifatturiera farà rientrare nella propria area operativa caratteristica quegli elementi come macchinari destinati alla produzione, l’opificio industriale, i crediti ed i debiti verso i propri clienti e fornitori. Mentre rientreranno nella sua attività accessoria immobili o titoli finanziari acquistati come investimento.
Sempre sul tema l’area finanziaria attiene alle operazioni mediante le quali l’impresa reperisci le fonti finanziarie necessarie per la realizzazione dei propri investimenti.
L’aerea straordinaria risulta essere relativa operazioni aventi carattere di eccezionalità che non sono riconducibili alla gestione operativa o accessoria, per esempio può rientrare in questa categoria il rimborso assicurativo relativo alla perdita di un cespite a causa di un incendio o di agenti atmosferici avversi.
L’area tributaria, infine, raccoglie gli elementi patrimoniali relativi ai rapporti che un’impresa intrattiene con il fisco.
Questa dovuta precisazione è particolarmente importante in quanto uno degli scopi della riclassificazione è proprio quello di ripartire gli elementi patrimoniali in base alla loro afferenza ad un’area gestionale piuttosto che a un’altra. Pertanto, invece della liquidabilità delle voci di bilancio, vuole far riferimento alla partecipazione di queste a due importanti aggregati:
- il Capitale Circolante Netto (CCN);
- la Posizione Finanziaria Netta (PFN).
Nelle varie versioni di analisi di bilancio in realtà si possono trovare anche aggregati diversi, come il Capitale Circolante Netto Operativo che racchiude solo quelle voci di CCN collegate all’area operativa.
Andiamo ora a vedere come sono costruiti questi aggregati e qual è il loro valore segnaletico.
Capitale Circolante Netto (CCN)
+ Crediti commerciali.
+ Rimanenze di magazzino.
+ Anticipi a fornitori.
+ Ratei e risconti relativi all’aerea commerciale.
- Debiti commerciali.
- Anticipi da clienti.
- Ratei e risconti relativi all’aerea commerciale.
= Capitale Circolante Netto (CCN)
In questa semplice formula matematica si può immediatamente notare che non compare nessun componente relativo all’aera finanziaria a prescindere dalla scadenza temporale degli strumenti (entro oppure oltre i 12 mesi). Infatti, lo scopo principale di questa tipologia di riclassificazione non è quello di distinguere le varie voci patrimoniali in base alla loro liquidabilità ma di evidenziare quelli che sono gli “investimenti patrimoniali netti” relativi all’area commerciale. In buona sostanza, lo scopo principale è quello di comprendere in termini numerici a quanto ammonta il fabbisogno finanziario generato oppure assorbito dagli investimenti relativi all’area commerciale.
Un incremento del CCN comporta che vi sia un assorbimento di risorse finanziarie da quest’area gestionale e può essere conseguenza, principalmente, di due cause:
- incremento del volume di attività;
- allungamento del ciclo operativo aziendale relativo a crediti e magazzino.
Relativamente alla prima causa è abbastanza facile immaginare che un’azienda quanto si trova in una fase di start up oppure in una fase di espansione commerciale subisca una forte assorbimento di liquidità derivante, appunto, dall’incremento di volumi. In maniera molto semplice: l’espansione determina la necessità di effettuare maggiori approvvigionamenti legati alle maggiori richieste di prodotti, ma dal momento in cui avviene l’approvvigionamento a quello in cui vi sarà l’incasso delle vendite dei prodotti finiti vi è uno sfasamento temporale che dovrà essere, per forza di cose, finanziato. Normalmente gli analisti danno un connotato “positivo” a questo assorbimento di liquidità in quanto è legato ad una fase temporanea di espansione. Viceversa, nel caso in cui, per ragioni legate ad inefficienze produttive oppure ad una struttura di business che impone tempistiche di incasso dei crediti commerciali particolarmente lunghe, si ha che questi sfasamenti temporali portano a generare una crescita del fabbisogno finanziario che, necessariamente, dovrà essere fronteggiata attraverso il ricorso al capitale di credito con l’esborso, talvolta notevole, di oneri finanziari. Normalmente, a questa tipologia di incremento del fabbisogno finanziario viene dato un giudizio “negativo” in quanto comporta stabilmente un esborso di oneri finanziari collegato a difficoltà di autofinanziamento dell’attività aziendale.
Come detto, questa tipologia di fabbisogno, a prescindere da quelle che possono essere le inefficienze aziendali, è collegata alla tipologia di business in cui si opera. Per esempio, quelle aziende che operano nel mondo della “GDO” o, in generale, effettuano prevalentemente vendite al minuto vedranno azzerati i loro crediti commerciali ed avranno un valore delle rimanenze di magazzino molto basso, data l’elevata rotazione dello stesso. Ciò comporta che il CCN potrebbe addirittura assumere un valore negativo, ovvero generare flussi di cassa positivi derivanti dalla gestione del rapporto crediti/debiti commerciali.
Posizione Finanziaria Netta (PFN)
+ Disponibilità liquide (casse e depositi bancari);
+ Attività finanziarie di investimento;
+ Crediti finanziari a breve termine;
- Finanziamenti a breve termine da banche ed altri finanziatori;
- Quote correnti su debiti di finanziamento a medio-lungo termine (esempio obbligazioni o mutui bancari);
- Quote consolidate di debiti finanziari a medio lungo termine (esempio obbligazioni o mutui bancari);
= Posizione Finanziaria Netta (PFN)
Nella prassi professionale la Posizione Finanziaria Netta (PFN) viene considerata un indicatore generale, di grande importanza, relativo all’indebitamento finanziario netto complessivo di un’azienda. Il fatto che il valore venga esposto al netto di eventuali attività finanziarie esprime il valore effettivo che dovrà essere rimborsato dall’azienda con il sostenimento di oneri finanziari.
Quando nel linguaggio della stampa specializzata si fa riferimento ad aziende “a debito zero” normalmente si fa riferimento proprio a realtà aventi una posizione finanziaria netta pari a “zero” oppure addirittura positiva e che non devono restituire alcuna somma ai propri finanziatori. Questo in quanto è fisiologico intendere che un’azienda abbia dei debiti verso i propri fornitori e questi, come visto precedentemente, possono essere utili per ridurre il CCN e quindi limitare l’assorbimento di risorse finanziarie generato dal ciclo operativo attivo.
Lo schema che di stato patrimoniale che può emergere da questa riclassificazione è il seguente:
Stato patrimoniale | Anno T | Anno T-1 |
Immobilizzazioni immateriali | ||
Immobilizzazioni materiali | ||
Immobilizzazioni finanziarie | ||
ATTIVO FISSO NETTO | ||
Rimanenze | ||
Crediti netti v/clienti | ||
Altri crediti operativi | ||
Ratei e risconti attivi | ||
(Debiti v/fornitori) | ||
(Debiti v/collegate-control-controll) | ||
(Altri debiti operativi) | ||
(Ratei e risconti passivi) | ||
ATTIVO CIRCOLANTE OPERATIVO NETTO | ||
CAPITALE INVESTITO | ||
(Fondo tfr) | ||
(Altri fondi) | ||
(Passività operative non correnti) | ||
CAPITALE INVESTITO NETTO | ||
Debiti v/banche a breve termine | ||
Altri debiti finanziari a breve | ||
Debiti v/banche a lungo termine | ||
Altri debiti finanziari a lungo | ||
Finanziamento soci | ||
Debiti Leasing | ||
(Crediti finanziari) | ||
(Cassa e banche c/c) | ||
INDEBITAMENTO FINANZIARIO NETTO | ||
Capitale sociale | ||
Riserve | ||
Utile/(perdita) | ||
PATRIMONIO NETTO | ||
FONTI DI FINANZIAMENTO |
3. L’analisi per margini
Una volta poste in essere queste riclassificazioni di stato patrimoniale possono essere fatte alcune analisi preliminare sui dati ottenuti. In particolare una delle analisi che si possono fare e quella definita per margini. Lo scopo di questa analisi è quello di verificare la sussistenza di un equilibrio tra un aggregato omogeneo di voci dell’attivo con un aggregato omogeneo di voci del passivo e netto[4].
Andando a leggere ed interpretare i margini ottenuti si può ottenere una lettura immediata, anche se non esaustiva, degli aggregati ottenuti. I principali margini che normalmente vengono calcolati sono:
- il margine di tesoreria;
- il margine di struttura.
Il margine di tesoreria esprime la capacità dell’azienda a far fronte alle passività correnti con l’utilizzo delle disponibilità liquide e dei crediti a breve, e rappresenta un indicatore della liquidità netta. Esso è dato dalla seguente formula:
(Attività correnti - Rimanenze) - Passività correnti
Permette di esprimere un giudizio immediato sullo stato di salute finanziaria di un’azienda. Se assume un valore positivo (o leggermente negativo) si può affermare che siamo in una situazione di equilibrio finanziario in quanto si è in grado di far fronte alle passività correnti mediante le riserve di liquidità accumulate ed in crediti che, salvo situazioni patologiche, rappresentano il corrispettivo determinato contrattualmente che si dovrà percepire a fronte di un’operazione già conclusa.
Il Margine di Struttura permette di verificare le modalità di finanziamento delle immobilizzazioni e valutare il grado di capitalizzazione rispetto alla dimensione aziendale. Esso è dato dalla seguente formula:
Patrimonio netto - Immobilizzazioni nette
Questo margine permette di avere contezza immediata della capacità dei mezzi propri aziendali di finanziare gli investimenti immobilizzati. Permette quindi di capire, anche, quale può essere il grado di capitalizzazione di un’azienda. In questo caso la chiave di lettura del margine potrebbe essere la seguente:
Margine di struttura > 0: Le attività immobilizzate sono state finanziate con fonti di capitale proprio.
Margine di struttura < 0: Il Patrimonio netto finanzia solo in parte le attività immobilizzate per cui la differenza è coperta anche da passività correnti.
4. L’analisi percentuale degli aggregati
L’analisi percentuale degli aggregati, normalmente nominata in inglese percentage analysis è un’analisi molto semplice ma, talvolta, offre interessanti spunti di analisi.
Questa viene posta in essere assumendo uguale al 100% il valore dell’attivo patrimoniale ed esprimendo in maniera relativa (percentuale) le voci che lo compongono. La stessa procedura la si pone in essere per il passivo e netto patrimoniale.
Questa tipologia di analisi offre il vantaggio di fornire in una visione unitaria il peso delle singole componenti dell’attivo e del passivo e netto aziendale, permettendo un confronto sia temporale che spaziale.
Per confronto temporale si intende il confronto con gli stati patrimoniali dell’azienda considerati in esercizi precedenti. In questo caso, l’analisi permette di evidenziare immediatamente gli scostamenti ed i mutamenti di composizione della struttura.
Per confronto spaziale si intende il confronto dello stato patrimoniale di questa azienda con quello di altre (normalmente appartenenti al medesimo settore), con riferimento al medesimo esercizio. Questa analisi permette di confrontare la composizione patrimoniale prescindendo, almeno in parte, dalle dimensioni dell’azienda analizzata.
Per esempio, nel caso in cui si consideri un’azienda operante in un settore manifatturiero ci si aspetta di trovare una forte incidenza dell’attivo immobilizzato in quanto sarà un settore sicuramente più capital intensive rispetto ad un’altra azienda che opera nella distribuzione.
5. Esempio pratico di riclassificazione dello stato patrimoniale
Di seguito si presenta la riclassificazione dello stato patrimoniale, con l’analisi percentuale e per margini, relativo ad una società a responsabilità limitata operante nel settore dell’illuminotecnica (codice classificazione ATECO 2007 “27.40.09 -fabbricazione di altre apparecchiature per illuminazione”) per gli esercizi chiusi al 31 dicembre 2015 e 2016 (ultimo depositato presso il registro impese alla data di redazione del presente contributo).
Attivo patrimoniale consuntivo civilistico
ATTIVO | 2015 | 2016 |
A) CRED. VERSO SOCI PER VERS. ANCORA DOVUTI | 0 | 0 |
B) IMMOBILIZZAZIONI | ||
I) Immobilizzazioni immateriali: | ||
1) Costi d’impianto e di ampiamento | 0 | 0 |
2) Costi di sviluppo | 0 | 0 |
3) Diritti di brevetto e di uso di opere d’ingegno | 150.485 | 85.781 |
4) Concessioni, licenze, marchi e diritti | 17.810 | 15.272 |
5) Avviamento | 0 | 0 |
6) Immobilizzazioni in corso e acconti | 0 | 0 |
7) Altre | 75.073 | 64.666 |
Totale immobilizzazioni immateriali | 243.368 | 165.719 |
II) Immobilizzazioni materiali: | ||
1) Terreni e fabbricati | 12.401.818 | 12.163.647 |
2) Impianti e macchinario | 3.466.407 | 3.912.743 |
3) Attrezzature industriali e commerciali | 2.395.110 | 2.613.460 |
4) Altri beni | 659.752 | 1.026.977 |
5) Immobilizzazioni in corso e acconti | 120.834 | 1.162.924 |
Totale immobilizzazioni materiali | 19.043.921 | 20.879.751 |
III) Immobilizzazioni finanziarie: | ||
1) Partecipazioni in: | ||
a) imprese controllate | 17.500 | 67.500 |
b) imprese collegate | 0 | 0 |
c) imprese controllanti | 0 | 0 |
d) imprese sottoposte al controllo delle controllanti | 0 | 0 |
d-bis) altre imprese | 30.000 | 53.526 |
Totale Partecipazioni | 47.500 | 121.026 |
2) Crediti: | ||
a) verso imprese controllate | 469.131 | 603.000 |
a.1) esigibili entro l’esercizio successivo | 131 | 0 |
a.2) esigibili oltre l’esercizio successivo | 469.000 | 603.000 |
b) verso imprese collegate | 0 | 0 |
b.1) esigibili entro l’esercizio successivo | 0 | 0 |
b.2) esigibili oltre l’esercizio successivo | 0 | 0 |
c) verso imprese controllanti | 0 | 0 |
c.1) esigibili entro l’esercizio successivo | 0 | 0 |
c.2) esigibili oltre l’esercizio successivo | 0 | 0 |
d) verso imprese sottoposte al controllo delle controllanti | 0 | 0 |
d.1) esigibili entro l’esercizio successivo | 0 | 0 |
d.2) esigibili oltre l’esercizio successivo | 0 | 0 |
d-bis) verso altri | 915 | 58.481 |
d-bis.1) esigibili entro l’esercizio successivo | 0 | 0 |
d-bis.2) esigibili oltre l’esercizio successivo | 915 | 58.481 |
Totale Crediti | 470.046 | 661.481 |
3) Altri titoli | 0 | 0 |
4) strumenti finanziari derivati attivi (solo dal 2016) | 0 | 0 |
Totale immobilizzazioni finanziarie | 517.546 | 782.507 |
Totale Immobilizzazioni (B) | 19.804.835 | 21.827.977 |
C) ATTIVO CIRCOLANTE | ||
I) Rimanenze: | ||
1) Materie prime, sussidiarie, di consumo | 2.503.769 | 2.200.409 |
2) Prodotti in corso di lavorazione e semilavorati | 3.241.382 | 3.106.313 |
3) Lavori in corso su ordinazione | 0 | 0 |
4) Prodotti finiti e merci | 796.733 | 560.585 |
5) Acconti | 129.275 | 459.320 |
Totale Rimanenze | 6.671.159 | 6.326.627 |
II) Crediti: | ||
1) verso clienti | ||
- entro 12 mesi | 24.878.023 | 18.636.397 |
- oltre 12 mesi | 0 | 219.210 |
Totale crediti verso clienti | 24.878.023 | 18.855.607 |
2) verso imprese controllate | 0 | 465.767 |
- entro 12 mesi commerciali | 0 | 465.767 |
3) verso imprese collegate | 0 | 0 |
4) verso imprese controllanti | 0 | 0 |
5) verso imprese sottoposte al controllo delle controllanti | 0 | 0 |
5-bis) crediti tributari | 73.544 | 98.345 |
- entro 12 mesi | 73.544 | 98.345 |
- oltre 12 mesi | 0 | 0 |
5-ter) imposte anticipate | 885.613 | 288.856 |
- entro 12 mesi | 502.828 | 288.856 |
- oltre 12 mesi | 382.785 | 0 |
5-quater) verso altri | 539.522 | 917.945 |
- entro 12 mesi | 539.522 | 917.945 |
- oltre 12 mesi | 0 | 0 |
Totale Crediti | 26.376.702 | 20.626.520 |
III) Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni: | ||
1) partecipazioni in imprese controllate | 0 | 0 |
2) partecipazioni in imprese collegate | 0 | 0 |
3) partecipazioni in imprese controllanti | 0 | 0 |
3-bis) partecipazioni in imprese sottoposte al controllo delle controllanti | 0 | 0 |
4) altre partecipazioni | 0 | 0 |
5) strumenti finanziari derivati attivi | 0 | 0 |
6) altri titoli | 500.000 | 500.000 |
Attività finanziarie per la gestione accentrata della tesoreria | 0 | 0 |
Totale attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni | 500.000 | 500.000 |
IV) Disponibilità liquide: | ||
1) depositi bancari e postali | 18.897.335 | 32.643.198 |
2) assegni | 0 | 0 |
3) denaro e valori contanti in cassa | 6.695 | 82.552 |
Totale Disponibilità liquide | 18.904.030 | 32.725.750 |
Totale Attivo Circolante (C) | 52.451.891 | 60.178.897 |
D) RATEI E RISCONTI | 470.224 | 267.314 |
TOTALE ATTIVO | 72.726.950 | 82.274.188 |
Passivo e netto consuntivo civilistico
PASSIVO | 2015 | 2016 |
A) PATRIMONIO NETTO | ||
I) Capitale | 1.560.000 | 1.560.000 |
II) Riserva sovraprezzo azioni | 0 | 0 |
III) Riserve di rivalutazione | 3.887.056 | 3.887.056 |
IV) Riserva legale | 312.000 | 312.000 |
V) Riserve statutarie | 0 | 0 |
VI) Altre riserve, distintamente indicate | 42.979.641 | 51.077.134 |
VII) Riserva per operazioni di copertura dei flussi finanziari attesi | 0 | 0 |
VIII) Utili (perdite) portati a nuovo | 0 | 0 |
IX) Utile (perdita) dell’esercizio | 8.377.496 | 11.354.999 |
X) Riserva negativa per azioni proprie in portafoglio | 0 | 0 |
Totale Patrimonio Netto | 57.116.193 | 68.191.189 |
B) FONDI PER RISCHI E ONERI | ||
1) per trattamento di quiescenza e simili | 1.198.692 | 1.248.702 |
2) per imposte anche differite | 57.156 | 57.843 |
3) strumenti finanziari derivati passivi (solo dal 2016) | 0 | 0 |
4) altri | 12.500 | 12.500 |
Totale Fondi per rischi e oneri | 1.268.348 | 1.319.045 |
C) TRATT. DI FINE RAPP. DI LAV. SUBORDIN. | 600.418 | 538.183 |
D) DEBITI | ||
1) Obbligazioni | 0 | 0 |
- entro 12 mesi | 0 | 0 |
- oltre 12 mesi | 0 | 0 |
2) Obbligazioni convertibili | 0 | 0 |
- entro 12 mesi | 0 | 0 |
- oltre 12 mesi | 0 | 0 |
3) Debiti vs soci per finanziamenti | 0 | 0 |
- entro 12 mesi | 0 | 0 |
- oltre 12 mesi | 0 | 0 |
4) Debiti verso banche | 75.528 | 54.220 |
- entro 12 mesi | 28.504 | 30.708 |
- oltre 12 mesi | 47.024 | 23.512 |
5) Debiti verso altri finanziatori | 0 | 0 |
- entro 12 mesi | 0 | 0 |
- oltre 12 mesi | 0 | 0 |
6) Acconti | 235.620 | 194.677 |
- entro 12 mesi | 235.620 | 194.677 |
- oltre 12 mesi | 0 | 0 |
7) Debiti verso fornitori | 10.329.238 | 9.812.238 |
- entro 12 mesi | 10.329.238 | 9.812.238 |
- oltre 12 mesi | 0 | 0 |
8) Debiti rappresentati da titoli di credito | 0 | 0 |
- entro 12 mesi | 0 | 0 |
- oltre 12 mesi | 0 | 0 |
9) Debiti verso imprese controllate | 239.000 | 134.000 |
- entro 12 mesi | 239.000 | 134.000 |
- oltre 12 mesi | 0 | 0 |
10) Debiti verso imprese collegate | 0 | 0 |
- entro 12 mesi | 0 | 0 |
- oltre 12 mesi | 0 | 0 |
11) Debiti verso controllanti | 0 | 0 |
- entro 12 mesi | 0 | 0 |
- oltre 12 mesi | 0 | 0 |
11-bis) Debiti verso imprese sottoposte al controllo delle controllanti | 0 | 0 |
- entro 12 mesi | 0 | 0 |
- oltre 12 mesi | 0 | 0 |
12) Debiti tributari | 1.459.996 | 778.704 |
- entro 12 mesi | 1.459.996 | 778.704 |
- oltre 12 mesi | 0 | 0 |
13) Debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale | 428.031 | 406.058 |
- entro 12 mesi | 428.031 | 406.058 |
- oltre 12 mesi | 0 | 0 |
14) Altri debiti | 900.179 | 768.360 |
- entro 12 mesi | 900.179 | 768.360 |
- oltre 12 mesi | 0 | 0 |
Totale Debiti | 13.667.592 | 12.148.257 |
E) RATEI E RISCONTI | 74.399 | 77.514 |
TOTALE PASSIVO E NETTO | 72.726.950 | 82.274.188 |
Partendo dai prospetti civilistici dei bilanci depositati presso il registro delle imprese un analista esterno può giungere alla seguente riclassificazioni dello stato patrimoniale già comprensive dell’analisi percentuale.
Riclassificazione secondo il criterio finanziario
Stato Patrimoniale Finanziario | 2015 | 2016 | ||
€ | % | € | % | |
Immobilizzi materiali netti | 19.043.921 | 26,2% | 20.879.751 | 25,4% |
Immobilizzi immateriali netti | 243.368 | 0,3% | 165.719 | 0,2% |
Immobilizzi finanziari | 517.546 | 0,7% | 782.507 | 1,0% |
Crediti oltre 12 mesi | 382.785 | 0,5% | 219.210 | 0,3% |
TOTALE ATTIVO A LUNGO | 20.187.620 | 27,8% | 22.047.187 | 26,8% |
Rimanenze | 6.671.159 | 9,2% | 6.326.627 | 7,7% |
Crediti commerciali a breve | 24.878.023 | 34,2% | 18.636.397 | 22,7% |
Crediti comm. a breve verso imprese del gruppo | 0 | 0,0% | 465.767 | 0,6% |
Crediti finanziari a breve verso imprese del gruppo | 0 | 0,0% | 0 | 0,0% |
Altri crediti a breve | 1.115.894 | 1,5% | 1.305.146 | 1,6% |
Ratei e risconti | 470.224 | 0,7% | 267.314 | 0,3% |
Liquidità differite | 26.464.141 | 36,4% | 20.674.624 | 25,1% |
Attività finanziarie a breve termine | 500.000 | 0,7% | 500.000 | 0,6% |
Cassa, Banche e c/c postali | 18.904.030 | 26,0% | 32.725.750 | 39,8% |
Liquidità immediate | 19.404.030 | 26,7% | 33.225.750 | 40,4% |
TOTALE ATTIVO A BREVE | 52.539.330 | 72,2% | 60.227.001 | 73,2% |
TOTALE ATTIVO | 72.726.950 | 100% | 82.274.188 | 100% |
Patrimonio netto | 57.116.193 | 78,5% | 68.191.189 | 82,9% |
Fondi per rischi e oneri | 1.268.348 | 1,7% | 1.319.045 | 1,6% |
Trattamento di fine rapporto | 600.418 | 0,8% | 538.183 | 0,7% |
Obbligazioni | 0 | 0,0% | 0 | 0,0% |
Obbligazioni convertibili | 0 | 0,0% | 0 | 0,0% |
Debiti verso banche oltre i 12 mesi | 47.024 | 0,1% | 23.512 | 0,0% |
Debiti verso altri finanziatori a lunga scadenza | 0 | 0,0% | 0 | 0,0% |
Debiti commerciali a lungo termine | 0 | 0,0% | 0 | 0,0% |
Debiti commerciali a lungo vs imprese del gruppo | 0 | 0,0% | 0 | 0,0% |
Debiti finanziari a lungo vs imprese del gruppo | 0 | 0,0% | 0 | 0,0% |
Altri debiti finanziari a lungo termine | 0 | 0,0% | 0 | 0,0% |
Altri debiti a lungo termine | 0 | 0,0% | 0 | 0,0% |
TOTALE DEBITI A LUNGO | 1.915.790 | 2,6% | 1.880.740 | 2,3% |
TOT. DEBITI A LUNGO + PN | 59.031.983 | 81,2% | 70.071.929 | 85,2% |
Obbligazioni | 0 | 0,0% | 0 | 0,0% |
Obbligazioni convertibili | 0 | 0,0% | 0 | 0,0% |
Debiti verso banche entro i 12 mesi | 28.504 | 0,0% | 30.708 | 0,0% |
Debiti verso altri finanziatori a breve scadenza | 0 | 0,0% | 0 | 0,0% |
Debiti commerciali a breve termine | 10.564.858 | 14,5% | 10.006.915 | 12,2% |
Debiti commerciali a breve vs imprese del gruppo | 239.000 | 0,3% | 134.000 | 0,2% |
Debiti finanziari a breve vs imprese del gruppo | 0 | 0,0% | 0 | 0,0% |
Altri debiti finanziari a breve termine | 0 | 0,0% | 0 | 0,0% |
Altri debiti a breve termine | 2.862.605 | 3,9% | 2.030.636 | 2,5% |
TOTALE DEBITI A BREVE | 13.694.967 | 18,8% | 12.202.259 | 14,8% |
TOTALE PASSIVO | 72.726.950 | 100% | 82.274.188 | 100% |
Riclassificazione secondo il criterio di pertinenza gestionale (o funzionale)
Stato Patrimoniale Gestionale | 2015 | 2016 | ||
€ | % | € | % | |
Immobilizzazioni Immateriali | 243.368 | 0,6% | 165.719 | 0,5% |
Immobilizzazioni materiali | 19.426.706 | 51,4% | 21.098.961 | 60,2% |
Immobilizzazioni finanziarie | 517.546 | 1,4% | 782.507 | 2,2% |
ATTIVO FISSO NETTO | 20.187.620 | 53,4% | 22.047.187 | 63,0% |
Rimanenze | 6.671.159 | 17,7% | 6.326.627 | 18,1% |
Crediti netti v/clienti | 24.878.023 | 65,8% | 19.102.164 | 54,5% |
Altri crediti operativi | 1.115.894 | 3,0% | 1.305.146 | 3,7% |
Ratei e risconti attivi | 470.224 | 1,2% | 267.314 | 0,8% |
(Debiti v/fornitori) | (10.329.238) | -27,3% | (9.812.238) | -28,0% |
(Debiti v/imprese del gruppo) | (239.000) | -0,6% | (134.000) | -0,4% |
(Altri debiti operativi) | (3.023.826) | -8,0% | (2.147.799) | -6,1% |
(Ratei e risconti passivi) | (74.399) | -0,2% | (77.514) | -0,2% |
ATTIVO CIRCOLANTE OPERATIVO NETTO | 19.468.837 | 51,5% | 14.829.700 | 42,3% |
CAPITALE INVESTITO | 39.656.457 | 104,9% | 36.876.887 | 105,3% |
(Fondo tfr) | (600.418) | -1,6% | (538.183) | -1,5% |
(Altri fondi) | (1.268.348) | -3,4% | (1.319.045) | -3,8% |
(Passività operative non correnti) | 0 | 0,0% | 0 | 0,0% |
CAPITALE INVESTITO NETTO | 37.787.691 | 100,0% | 35.019.659 | 100,0% |
Debiti v/banche a breve termine | 28.504 | 0,1% | 30.708 | 0,1% |
Altri debiti finanziari a breve | 0 | 0,0% | 0 | 0,0% |
Debiti v/banche a lungo termine | 47.024 | 0,1% | 23.512 | 0,1% |
Altri debiti finanziari a lungo | 0 | 0,0% | 0 | 0,0% |
Finanziamento soci | 0 | 0,0% | 0 | 0,0% |
Debiti Leasing | 0 | 0,0% | 0 | 0,0% |
(Crediti finanziari) | 0 | 0,0% | 0 | 0,0% |
(Attività finanziarie correnti) | (500.000) | -1,3% | (500.000) | -1,4% |
(Disponibilità liquide) | (18.904.030) | -50,0% | (32.725.750) | -93,4% |
INDEBITAMENTO FINANZIARIO NETTO | (19.328.502) | -51,2% | (33.171.530) | -94,7% |
Capitale sociale | 1.560.000 | 4,1% | 1.560.000 | 4,5% |
Riserve | 47.178.697 | 124,9% | 55.276.190 | 157,8% |
Utile/(perdita) | 8.377.496 | 22,2% | 11.354.999 | 32,4% |
PATRIMONIO NETTO | 57.116.193 | 151,2% | 68.191.189 | 194,7% |
FONTI DI FINANZIAMENTO | 37.787.691 | 100,0% | 35.019.659 | 100,0% |
Analisi per margini
Margine di tesoreria: Analizzando il Margine di Tesoreria relativo all’esercizio 2016 si rileva che l’azienda si trova in una situazione di equilibrio finanziario, ovvero ha le capacità di far fronte alle passività correnti con l’utilizzo delle disponibilità liquide e dei crediti a breve. Rispetto all’anno precedente il margine è migliorato di € 9.524.911.
Margine di struttura: Analizzando il Margine di Struttura relativo all’esercizio 2016 le attività immobilizzate sono state finanziate con fonti di capitale proprio. Rispetto all’anno precedente il margine è migliorato di € 9.215.429.
Matrice rapporti CCN e Margine di struttura | |||||
2015 | 2016 | ||||
Positivo | Negativo | Positivo | Negativo | ||
Positivo | Situazione ottimale | Situazione ottimale | |||
Negativo | |||||
Matrice rapporti CCN e Margine di Tesoreria | |||||
2015 | 2016 | ||||
Positivo | Negativo | Positivo | Negativo | ||
Positivo | Situazione ottimale | Situazione ottimale | |||
Negativo | |||||
A cura di
Dott. Marco Baldin
[1] G. TOCCOLI, Analisi di bilancio, SEAC Spa, Trento, 2017.
[2] G. PAOLUCCI, Analisi di bilancio, Franco Angeli, Milano, 2016.
[3] “Le operazioni di gestione non sono fatti autonomi. Esse si svolgono in molteplici correlazioni di varia ampiezza e di vario periodo nella vasta e cangiante unità dell’economia dell’impresa”. (G. ZAPPA, Le produzioni nell’economia delle imprese, Giuffrè, Milano, 1957).
[4] G. TOCCOLI, Analisi di bilancio, SEAC Spa, Trento, 2017.