Come migliorare i rapporti con gli istituti di credito
La gestione del debito nel mondo aziendale è un tema di grande interesse. Infatti, il debito è uno dei motori dello sviluppo aziendale.
Proprio al fine di sviluppare la propria attività e poter essere più tranquilli dal punto di vista delle risorse finanziarie cosa servirà ad un’impresa?
Qualsiasi impresa, per funzionare meglio e per avere più tranquillità finanziaria, ha bisogno di risorse economiche, messe a disposizione dalla banca, per far fronte a pagamenti o a mancati o ritardati incassi. Effettivamente parlare solo di istituti di credito in un mondo in cui esiste la tecnofinanza (FinTech) è indubbiamente riduttivo ma, ad oggi, le banche rappresentano l’interlocutore privilegiato per quanto riguarda il mondo del credito. Per cui, nella maggior parte dei casi, in cui l’impresa avrà bisogno di risorse liquide, si rivolgerà ad un istituto di credito per ottenere un affidamento bancario (o FIDO).
Il fido
Il fido bancario è l’importo massimo di credito che una banca concede, sotto qualunque forma, a un cliente che ne ha fatto richiesta, dopo averne accertato le capacità reddituali e la consistenza patrimoniale.
Questo primo aspetto, spesso, è foriero di incomprensioni che derivano da una diffusa difficoltà nel trovare un linguaggio comune e comprensibile tra la banca e l’impresa. Ciò accade in quanto si affronta la problematica da due angolazioni che, a prima vista, sembrano completamente diverse. Non sempre il rapporto tra la banca (anzi, le banche visto che le imprese italiane normalmente hanno rapporti con più istituti) e l’impresa è idilliaco e a questo occorre aggiungere che, molto probabilmente, questi rapporti saranno destinati a complicarsi, almeno a breve, in quanto le difficoltà, non solo economiche, del momento convinceranno molte banche a limitare ulteriormente la concessione di credito alle aziende.
Occorre però notare che ogni imprenditore, anche se piccolo, può mettere in atto una serie di strategie per cercare di “gestire al meglio” la banca anziché essere sempre in balia delle sue decisioni.
Infatti, obiettivamente la banca non può e non potrà fare a meno di aiutare le imprese ed essere di supporto alle loro iniziative imprenditoriali e le imprese non potranno fare a meno delle banche per il loro funzionamento. Questo perché la banca, dal rapporto con le imprese, ottiene una buona parte dei suoi risultati economici, sia nelle attività tradizionali di prestito, di affidamento, sia nell’offerta di servizi di incasso e pagamento.
Dall’altro lato per l’impresa, anche nel caso in cui non abbia bisogno di affidamenti, è indispensabile appoggiarsi alla banca per la gestione dei fattori produttivi, come il pagamento delle materie prime, dei servizi, della manodopera e per l’incasso dei crediti verso clienti. Insomma “banche ed imprese sono obbligate a camminare insieme”.
Ma quali sono le maggiori difficoltà di questo camminare insieme?
Per la banca capire un’impresa dall’esterno e per di più svolgendo un mestiere diverso da quello di imprenditore, non è una sfida semplice. Spesso capita, di avere un interlocutore impreparato a sostenere un colloquio con l’impresa, per carenze tecniche, per debolezze personali, perché da poco nel ruolo e quindi inesperto, o perché la sua banca ha investito poco o non ha investito affatto, nella sua formazione professionale. Si può avere anche la fortuna di incontrare un interlocutore bravo e preparato, col quale poter instaurare un bel rapporto, sia dal punto di vista professionale che umano, che spesso viene improvvisamente sostituito. Il continuo alternarsi del personale nelle banche (turn-over) molto spesso è uno degli elementi che crea maggiori attriti tra la banca e l’impresa. Ma visto che queste sono scelte gestionali interne della banca sulle quali l’imprenditore non ha potere di agire diventa di fondamentale importanza che l’imprenditore, o il soggetto deputato a gestire i rapporti finanziari all’interno dell’impresa, sia preparato a gestire al meglio anche queste problematiche, acquisendo maggiori competenze, su come:
- impostare,
- e gestire,
il rapporto con la banca anche in vista di future richieste di affidamento.
Nel prosieguo lo scrivente, sulla base della propria esperienza professionale, ha cercato di sintetizzare alcune semplici regole che possano essere d’aiuto per l’imprenditore a migliorare, già da subito, il proprio rapporto con gli istituti di credito:
1. Trasparenza. bisogna cercare di essere più aperti possibile con la banca. Nella fase di richiesta di affidamenti, ma anche dopo, l’approccio con la banca deve essere il più “trasparente possibile”. Certe volte può sembrare che le richieste della banca siano inutile burocrazia, ma se ci si presenta già con le idee chiare su quello che è necessario fornire al proprio interlocutore, aumenterà la propria credibilità e soprattutto, si risparmierà un sacco di tempo. Alla banca solitamente interessa poco dei “segreti” commerciali dell’impresa o delle innovazioni a cui si sta lavorando per avere un’offerta più competitiva e performante nel tuo mercato di riferimento, ma per quanto riguarda l’aspetto economico-finanziario, in primis, è necessario essere disponibili a parlare di tutto quello che riguarda l’azienda, i punti di forza, i punti di debolezza, le opportunità e le minacce presenti sul mercato. Per la banca è, innanzitutto fondamentale, percepire che chi gestisce l’impresa ci creda. Questo aspetto è normale, infatti anche ogni impresa cerca di avere più informazioni possibili sull’affidabilità di un proprio cliente prima di instaurare un rapporto commerciale.
2. Scelta della banca. Un consiglio pratico è quello di scegliere con pazienza la banca a cui chiedere l’affidamento. Se un’impresa non ha mai avuto problemi nei pagamenti ed è sempre stata precisa nel rispetto delle scadenze può andare dove vuole ma se l’impresa ha avuto qualche piccolo problema nel rispettare le scadenze, in questo caso è meglio rivolgersi a una piccola banca. Perché? Il vantaggio di rivolgersi ad una piccola banca si manifesta soprattutto se durante il corso di vita dell’affidamento ci sono delle temporanee difficoltà, la piccola banca, in cui il rapporto è meno standardizzato, probabilmente si muoverà in modo più agile al fine di aiutare l’imprenditore.
3. Preparare le richieste. Quando si richiede un affidamento alla banca, soprattutto se si tratta di un nuovo affidamento, è importante parlare dei progetti con passione e convinzione, presentandosi alla banca con un business plan dettagliato che spieghi a cosa servono, come verranno impiegate le risorse richieste ed in quanto tempo si pensa di restituirle. Il business plan è un documento che riassume un progetto imprenditoriale, e che contiene, quindi, il piano di sviluppo di un’attività, di una idea imprenditoriale e ha lo scopo di verificare “prima ancora di realizzarla” la fattibilità commerciale, economica e finanziaria dell’investimento. Il tema del business plan, anche per le piccole imprese, è di fondamentale importanza anche se le conoscenze sono spesso frammentarie e confuse visto che la maggior parte di quelli che si approcciano a questo strumento danno un’eccessiva importanza alla parte numerica, che invece dovrebbe essere marginale, rispetto a quella descrittiva. Per realizzare un business plan efficace è necessario che l’impresa spieghi, quali sono le sue intenzioni, qual è il suo mercato di riferimento, quali i propri competitors e come intende svilupparsi attraverso le risorse richieste alla banca. Ciò anche in considerazione del fatto che l’atteggiamento delle banche oggi è cambiato, rispetto al passato anche recente. Infatti, normalmente richiedono, a chi vuole investire, di metterci del capitale proprio, detto in parole più semplici il pensiero della banca è questo: “Il progetto è bello, le prospettive ci sono, io banca sono disposta a darti fiducia e quindi ad aiutarti, ma tu imprenditore quanti soldi dei tuoi sei disposto a metterci, quanto sei disposto a rischiare insieme a me?”.
Un’altra tematica di rilievo riguarda le garanzie che possono essere fornite. Le garanzie sono di estrema importanza, anche perché ai sensi della normativa “Basilea”, gli affidamenti meno garantiti, pesano maggiormente sul conto economico della banca, cioè gli costano di più. Quali sono le garanzie che “aiutano” la banca a darti più fiducia ovvero più fido?
Al primo posto ci sono i consorzi di garanzia collettiva fidi. Subito dopo le garanzie reali, ovvero garanzie in denaro, azioni o titoli obbligazionari, piuttosto che ipoteche su immobili (capannoni, case di civile abitazione, uffici, ecc.). Infine, ci sono le garanzie personali (dette fideiussioni personali), sono garanzie rilasciate da Soci e Amministratori della Società o da altre persone.
4. Valorizzare il progetto. Quando si avvia un dialogo con la banca è importante non nascondere gli aspetti positivi. Se si vuol avere maggiore forza contrattuale nei confronti della banca per ottenere affidamenti e se si hanno dei risparmi, anche personali, è meglio evitare di avere una banca per i risparmi ed una per gli affidamenti. Infatti, in certi casi, sapere conoscere la consistenza dei risparmi di un individuo può essere l’ultimo tassello per convincere la banca ad accettare le richieste di affidamento relative all’impresa.
5. La conoscenza diretta. In tanti è capitato di vedere le banche cambiare, positivamente, idea su un’impresa solo andando a visitare il loro stabilimento. Uno dei problemi nella mancanza di fiducia tra le parti spesso è proprio legato al fatto che le banche non conoscono le aziende, i gestori hanno troppe aziende da seguire e poco tempo ma nel momento in cui “entrano” in azienda e capiscono come si lavora quella realtà, che prodotti realizza, che clima si respira e, soprattutto, che progetti ci sono aumenta il proprio grado di fiducia e la propria disponibilità a finanziare.
Visto che la banca difficilmente si muove per andare nelle aziende potrebbe essere utile invitare il gestore o il direttore della Filiale nella propria azienda facendogli vedere il funzionamento, parlando delle iniziative e costruendo quel “rapporto umano” che spesso manca, ma che può fare la differenza.
Da ultimo, inoltre, è importante ricordare che nei momenti importanti l’imprenditore non può delegare il dialogo con la tua banca in quanto è necessaria la tua presenza fisica, magari con l’assistenza da parte del proprio commercialista.
Tutti questi elementi possono anche non essere sufficienti ma senza dubbio aiuta molto a migliorare il rapporto con la banca, per cercare di “gestire” il rapporto anziché subirlo. Infatti, occorre iniziare a pensare alla banca come ad uno dei fornitori strategici ai quali dedicare il tempo e l’attenzione che meritano, soprattutto nell’interesse dell’impresa. Anche perché il giudizio che la banca si farà, avrà riflessi, più o meno positivi, in sede di richiesta di qualsiasi tipo di affidamento.
Il fabbisogno finanziario
Per quale motivo un’impresa ha bisogno di finanziamenti?
Senza entrare in tecnicismi troppo complessi l’Azienda può essere definita come un intreccio continuo di 3 cicli produttivi, che sono:
1. acquisto delle scorte;
2. produzione;
3. vendita.
Queste attività si traducono in operazioni finanziarie di incasso o pagamento. L’azienda, per funzionare avrà bisogno di acquistare le materie prime, se è un artigiano o una azienda di produzione, o di prodotti finiti, se è una azienda commerciale, di pagare i servizi, la mano d’opera, e gli acquisti di macchinari, impianti o automezzi (i cosiddetti beni strumentali) e, eventualmente, anche di beni immobili (capannoni, uffici, ecc.).
Tutto questo fa nascere delle necessità finanziarie, perché, per pagare le materie prime, i dipendenti, i macchinari, il capannone e tutto il resto, ci vogliono i soldi e, quindi, o l’imprenditore ha la disponibilità di questa somma, o, come succede nella maggior parte dei casi, si rivolge ad una banca, per farsi dare quello che gli manca, con tipologie di affidamenti che variano, nella forma e nella durata, in relazione ai bisogni della sua impresa.
Durata dei finanziamenti
Le durate degli affidamenti possono essere cosi sintetizzate:
- a breve termine per far fronte a delle esigenze temporanee;
- a medio termine, per finanziare l’acquisto di macchinari, impianti o automezzi;
- a lungo termine per finanziare l’acquisto di immobili;
Come spesso accade, si avrà bisogno di tutte e 3 le tipologie di affidamento
Affidamenti a breve e merito creditizio
Gli affidamenti a breve sono quelli con durata entro i 18 mesi. L’utilità di questi finanziamenti è da ricercarsi nella mancanza di contemporaneità fra incassi da clienti e pagamenti a fornitori, piuttosto che i ritardi nella riscossione dei crediti o il ritorno di insoluti. Questa discrasia temporale potrebbe mettere in difficoltà un’azienda e da ciò nasce la necessità di ottenere dalla banca degli affidamenti e i più usati, nella maggior parte dei casi, sono i seguenti:
1. fido di cassa;
2. fido per smobilizzo di crediti commerciali.
Fido di cassa
Il fido di cassa, detto anche scoperto di contro corrente o apertura di credito in contro corrente ha come obiettivo, appunto, quello di aiutare un’azienda a superare le “momentanee” crisi di liquidità. È senz’altro la linea di credito più utilizzata, ma anche la più costosa in assoluto. Questa linea di fido è quasi sempre “a revoca”, ovvero la banca ha la facoltà di recedere dal contratto, in qualsiasi momento e chiedere il rimborso del saldo negativo, (detto “utilizzato”) se presente (anche se di solito, per la revoca, il contratto prevede almeno 15 giorni di preavviso).
È importante distinguere tra Fido accordato e Fido utilizzato. Il Fido accordato è l’ammontare del credito concesso alla tua azienda. È sempre un importo definito e rappresenta per la banca un rischio potenziale e per l’azienda la “facoltà” di spendere tale somma. Il Fido utilizzato, invece, indica per quale importo l’impresa ha deciso di esercitare questa facoltà, ovvero quanto si è speso.
Esempio
La banca ha concesso all’azienda ALFA un fido di cassa di € 50.000.
- Fido accordato: € 50.000
- Fido utilizzato: € 30.000
Nel caso in cui la banca ritenesse di revocare l’affidamento ALFA dovrà versare € 30.000, più gli interessi maturati fino a quel momento.
Fido di smobilizzo crediti commerciali
L’altro affidamento a breve termine, solitamente utilizzato dalle aziende è il fido per smobilizzo crediti commerciali (detto anche castelletto bancario). È il fido che permette all’azienda di incassare prima della naturale scadenza i crediti, sia dei clienti italiani che dei clienti esteri. Quindi lo “smobilizzo di crediti commerciali” non è altro che un incasso anticipato di un credito che può nascere dalla vendita di merci e/o dalla prestazione di servizi.
Affidamenti a medio e lungo termine
Questi affidamenti, presentano una durata superiore ai 18 mesi. In particolare, gli affidamenti a medio termine sono quelli con durata da 18 fino a 60 mesi (5 anni).
Gli affidamenti a lungo termine sono quelli che vanno oltre i 60 mesi (5 anni). Ma vediamo ora quando servono gli affidamenti a medio e lungo termine Per quanto riguarda, invece, l’acquisto di macchinari, automezzi, impianti o beni immobili, le forme di finanziamento sono diverse, di più ampio respiro in termini di durata (medio o lungo termine) ed hanno delle scadenze fisse e mi riferisco soprattutto ai mutui. Per queste tipologie di affidamento, fino a che la tua azienda onora, nel senso che paga regolarmente, le scadenze pattuite, la banca non può prendere iniziative, come per esempio revocare l’affidamento, né variare le condizioni in essere (ovvero non può cambiare né il tasso di interesse né la durata dell’affidamento).
La valutazione del merito creditizio
Prima di concedere credito ad una azienda la banca valuta il suo merito creditizio, ovvero la banca cerca di capire fino a quanto si può “fidare” dell’azienda e se l’azienda ha la capacità di rimborsare le somme prese a prestito, nei tempi e nei modi concordati. Questa analisi è chiamata anche Istruttoria e solo se questa valutazione ha esito positivo la banca concede l’affidamento per la somma richiesta. Altrimenti la banca nega il prestito, oppure, concede l’affidamento per un importo minore.
L’analisi svolta dalle banche si articola in una fase qualitativa ed in una quantitativa.
La valutazione qualitativa nella fase istruttoria
Nel processo di valutazione del credito, le informazioni di carattere qualitativo riguardano:
- l’impresa;
- la sua attività;
- il suo mercato.
In sintesi, le informazioni che la banca acquisisce riguardano 7 punti.
1. La forma giuridica dell’azienda (ditta individuale, piuttosto che società di persone o società di capitali). La banca, in linea di massima, è più tranquilla con una società di persone, nella quale i soci rispondono anche con il patrimonio personale. Infatti, nel caso in cui la società affidata non riesca più a restituire i prestiti ottenuti, non riesca più ad onorare i suoi impegni, la banca, per recuperare il suo credito può aggredire anche i beni dei soci. Ecco perché, nelle società di persone, la banca tiene conto oltre che della solidità e redditività dell’impresa, anche di quella personale dei soci.
2. La capacità del management. La capacità di chi operativamente gestisce l’azienda: di conoscere il mercato, il proprio posizionamento, i punti di forza ed i punti debolezza. Qualunque sia la forma giuridica dell’impresa, la qualità, l’esperienza e la reputazione dell’imprenditore, dei soci e degli amministratori nel settore rappresenta, per la banca, un aspetto di grande importanza, nel valutare la qualità dell’impresa.
3. Il posizionamento competitivo dell’azienda. Conta molto come è posizionata l’impresa nel mercato: con uno o più prodotti, con o senza un marchio proprio, il settore in cui opera, la dimensione geografica del mercato (locale, nazionale o internazionale).
4. Il portafoglio clienti. Tanti clienti possono essere un indicatore positivo della capacità commerciale dell’impresa. Un portafoglio clienti stabile, consolidato, può significare che l’azienda da valutare è molto competitiva.
5. L’analisi della concorrenza. In linea generale, tanto più numerosa è la concorrenza, tanto più sarà difficile competere e mantenere una posizione di leadership, questo vale soprattutto per aziende di dimensioni medio-grandi.
6. La situazione attuale e le prospettive di sviluppo dell’azienda. L’approccio della banca sarà diverso a seconda che la tua azienda sia in una fase di startup, o in una fase di sviluppo o in una fase più matura e più consolidata.
7. Appartenenza ad un gruppo. La banca fa approfondimenti in merito al tipo di collegamento, patrimoniale, finanziario e commerciale, con le altre aziende del gruppo di appartenenza, per capire se le altre aziende del gruppo possono coinvolgere, in positivo o in negativo, l’andamento, l’operatività, la solidità dell’impresa che sta affidando. Molte di queste informazioni la banca le può trovare, le può reperire sia dall’esterno, che dall’interno, se l’azienda è già cliente.
La valutazione quantitativa nella fase istruttoria
Le informazioni di carattere quantitativo sull’impresa scaturiscono dall’analisi dei dati di bilancio (cioè dello stato patrimoniale e del conto economico). In questo documento sono rappresentati in modo quantitativo i risultati di gestione dell’impresa. Naturalmente questa valutazione non si riferisce solo al passato, cioè al bilancio appena chiuso, ma, per capire meglio quanto e se è affidabile un’impresa, sono importanti anche i dati previsionali, le prospettive future.
Ecco perché è importante capire, in estrema sintesi, quali informazioni possono essere reperite dal bilancio di esercizio.
L’analisi del bilancio di esercizio porta con sé molti limiti, infatti è statica, descrive il passato e talvolta può essere oggetto di politiche di bilancio non chiare per un terzo lettore, come per esempio, la scelta dei criteri riguardanti la valorizzazione del magazzino. Ma l’analisi di bilancio e il bilancio stesso, sono i documenti principali che indicano alla banca il profilo economico-finanziario di un’impresa e contribuiscono a determinare il tuo merito creditizio.
Il bilancio d’esercizio è composto da:
- Stato Patrimoniale (SP) che rappresenta in modo sintetico la composizione qualitativa e quantitativa del patrimonio della società al giorno della chiusura dell’esercizio;
- Conto Economico (CE) che espone il risultato economico dell’esercizio attraverso la rappresentazione dei costi e degli oneri sostenuti, nonché dei ricavi e degli altri proventi conseguiti nell’esercizio;
- Nota Integrativa (NI) che spiega i criteri applicati nella valutazione dei valori di bilancio, le motivazioni dei risultati e dei criteri utilizzati per la redazione dello SP e del CE, in modo da facilitare la comprensione degli accadimenti aziendali.
Lo Stato Patrimoniale è un prospetto definito di tipo stock, ovvero che rappresenta una sorta di “fermo immagine” che si fa di un’azienda in un preciso istante, normalmente alla data di chiusura dell’esercizio contabile. Nella sua rappresentazione grafica normalmente è suddiviso in due colonne:
- a sinistra sono iscritte le attività, ovvero ciò che l’azienda possiede come un fabbricato, un macchinario o un deposito bancario.
- sulla parte destra possiamo trovare le passività come i debiti ed il capitale netto, conosciuto anche con il nome inglese di equity, composto da utili, riserve e dal capitale versato dai soci.
Stato Patrimoniale | |
Attivo | Passivo |
Debiti | |
Beni posseduti dall’azienda | Capitale netto |
Crediti | Capitale sociale |
Disponibilità liquide | Riserve |
Utili |
Il Conto Economico, invece, è un prospetto di tipo “flusso” in quanto fornisce il racconto dinamico di cosa è successo in un anno di vita di un’azienda, riassumendo tutti i componenti positivi di reddito, ovvero i ricavi, e quelli negativi, ovvero i costi, la cui differenza ci fa capire se l’azienda è in utile o in perdita. Le caratteristiche del prospetto di conto economico sono:
- la sua forma espositiva scalare che consente di evidenziare i risultati economici intermedi a seconda delle esigenze dell’azienda (gestione ordinaria, finanziaria e straordinaria);
- la classificazione dei costi per natura, ovvero sulla base della loro ragione economica.
Il risultato è un utile di esercizio nel caso in cui i ricavi siano superiori ai costi o, in caso contrario, una perdita d’esercizio. I costi sostenuti usualmente riguardano i costi delle materie prime per produrre le merci vendute, spese come salari e stipendi, affitti, forniture, ammortamento, interessi sul denaro preso a prestito, tasse.
Conto economico |
Valore della produzione |
Costi della produzione |
Differenza tra valore e costi della produzione |
Proventi ed oneri finanziari |
Rettifiche di valore di attività finanziarie |
Risultato prima delle imposte |
Imposte sul reddito di esercizio |
Risultato di esercizio (utile o perdita di esercizio) |
Un terzo prospetto di estrema importanza è il rendiconto finanziario che ha lo scopo di presentare le variazioni dei flussi finanziari (entrate e uscite di disponibilità liquide e mezzi equivalenti) avvenute nel corso dell’esercizio, distinguendo tali flussi a seconda che derivino dall’attività operativa, di investimento e finanziaria.
Questo strumento consente di ottenere:
- informazioni particolarmente complete sulla struttura finanziaria dell’impresa (compresa la sua liquidità e solvibilità). Infatti, in alcuni casi, le informazioni presentate nel rendiconto finanziario non sono ricavabili (o immediatamente ricavabili) dallo Stato Patrimoniale, dal Conto Economico o dalla Nota Integrativa;
- informazioni aggiuntive che permettano di chiarire, da un punto di vista finanziario, le variazioni intervenute in alcune voci dello Stato Patrimoniale;
- indicazioni significative circa l’ammontare, tempistica e incertezza dei futuri flussi finanziari.
Il flusso di cassa (o cash flow) è un importante indicatore che consente di valutare la capacità finanziaria di un’impresa e mostra se le risorse disponibili sono sufficienti per autofinanziare la propria attività.
Da ciò discende come equilibrio finanziario ed equilibrio economico, verificabili con l’analisi di bilancio, sono due componenti imprescindibili per rimanere sul mercato: una delle principali cause di default dell’impresa è la mancanza di liquidità necessaria per proseguire la propria attività e onorare i propri debiti.
Una volta capita la struttura del bilancio, che risulta essere la principale fonte informativa di tipo qualitativo per una banca occorre analizzare quali sono le analisi che l’istituto andrà ad effettuare.
1. Il fatturato. Tutte le imprese producono beni destinati alla vendita o offrono servizi, o commercializzano beni di altre imprese. Se il fatturato cresce significa che l’impresa è “viva” e sta acquisendo maggiori quote di mercato. La crescita del fatturato, però, deve essere una crescita equilibrata, “sana” e non deve mettere in difficoltà, dal punto di vista finanziario l’impresa. Se il fatturato diminuisce è comunque, per la banca, un segnale di allarme e vanno capite le motivazioni, ovvero se questa diminuzione dipende dal settore in cui opera l’azienda o dalla congiuntura generale o se le cause sono dovute ad inefficienze da ricercarsi all’interno della azienda stessa.
2. L’indebitamento. Qualunque impresa per produrre e quindi vendere, ha bisogno di una struttura, ed ha bisogno di investire per questa struttura. Il capitale necessario per fare questi investimenti o è finanziato direttamente dai soci con capitale proprio o, come spesso succede, è finanziato anche con capitale di terzi, che di solito, soprattutto per le Piccole Medie Imprese, proviene in buona parte dalle banche. Il capitale proprio rappresenta quello che è stato investito dai soci, cioè il suo patrimonio, mentre il capitale investito è la somma dei capitali portati dai soci, più i capitali presi da terzi.
Per capire se un’impresa è troppo indebitata, ovvero se i capitali che apportati sono scarsi, rispetto ai capitali presi a prestito, il modo più semplice e intuitivo è questo:
- si fa il rapporto fra capitale proprio (nello schema precedente dato da capitale sociale, riserve ed utili) e capitale investito (nello schema precedente dato dal totale dell’attivo) e il risultato, espresso in forma percentuale, ci dirà quanto capitale, viene dall’azienda o dai soci e quanto da terzi.
Ovviamente, tanto più alto è questo rapporto e tanto più l’impresa si autofinanzia ricorrendo in misura minore a fonti esterne di finanziamento.
È considerato normale un rapporto compreso tra il 25 e il 50%, molto buono se superiore al 60%. Il rapporto è considerato critico se inferiore al 25%, perché in quel caso l’azienda potrebbe avere scarsa autonomia finanziaria.
Infatti, più è elevato l’indebitamento, più l’impresa sarà considerata rischiosa per la banca e, se aumenta la rischiosità dell’impresa, aumentano anche i tassi di interesse e l’aumento dei tassi avrà come conseguenza un pericoloso aumento degli oneri finanziari, che si rifletterà in negativo sull’utile dell’azienda.
Se l’indice raggiunge valori troppo elevati, l’impresa, giudicata troppo rischiosa, può addirittura perdere la possibilità di ottenere nuovi finanziamenti o il rinnovo di quelli in scadenza.
Inoltre, la presenza di capitale proprio adeguato in una impresa è un fattore importante per la banca perché testimonia che l’imprenditore o i soci credono nelle loro iniziative ed hanno messo nell’impresa i capitali necessari a sostenerla.
Esempio
Impresa Alfa con capitale proprio di 450.000 euro ed il capitale investito (ovvero il totale dell’attivo) di 870.000 euro. Facendo il rapporto, ovvero la divisione fra 450.000 e 870.000 si ottiene il 51,72%. Ciò significa che ogni 100 euro di capitale investito, 51,72 euro sono stati messi dai soci, cioè costituiscono patrimonio della società. L’Azienda, quindi, ha un buon equilibrio finanziario, direi un ottimo equilibrio finanziario, considerando i tempi difficili che stiamo vivendo.
3. Il reddito operativo netto. Tutte le imprese vendono con l’obiettivo di ottenere un reddito positivo. Il Reddito operativo netto è il reddito che si ottiene sottraendo ai ricavi tutti i costi strettamente riferiti all’attività produttiva tipica dell’impresa: sostanzialmente costi di materiali, costi per servizi, costi per la mano d’opera, ammortamenti e accantonamenti.
Non sono compresi nel reddito operativo i proventi ed oneri finanziari ed i proventi o oneri straordinari cioè, non relativi, all’attività tipica dell’impresa e le imposte. È determinante che l’azienda produca un buon reddito operativo netto che gli permetta anche di rimborsare i finanziamenti concessi dalle banche e di pagare gli interessi e gli altri oneri finanziari previsti sugli affidamenti ottenuti.
4. Durata media dei crediti verso clienti e durata media dei debiti verso fornitori.
Indice di durata media dei crediti verso clienti
Questo indice misura la velocità di incasso dei crediti espressa in giorni, ovvero a quanti giorni, di media, ti pagano i tuoi clienti. Questo dato serve alla banca anche per comprendere meglio che importo di affidamento serve all’azienda come linea di smobilizzo crediti commerciali. Questo indice è importante anche per valutare se le indicazioni fornite alla banca, circa i tempi di incasso dei crediti dai tuoi clienti, trovano conferma nei dati contabili acquisiti. Il calcolo è dato dal rapporto dei Crediti verso clienti sul totale delle vendite (fatturato) moltipicato per 365.
Esempio
Al 31 dicembre il Bilancio dell’azienda Beta evidenzia crediti verso clienti per 2.400.000 euro e un fatturato di 12.000.000 euro. Pertanto, 2.400.000/12.000.000 = 0,2 per 365 = 73 giorni, è il tempo medio previsto per riscuotere i crediti dai Clienti.
Indice di durata media dei debiti v/fornitori
Questo indice misura a quanti giorni, di media, vengono pagati i fornitori. Maggiore è la dilazione ottenuta, maggiore è la capacità dell’impresa di finanziare la sua attività anche con i fornitori, e, di solito, vuol dire che si possiede un forte potere contrattuale con i tuoi fornitori. Attenzione, però, perché un valore eccessivo della durata media dei debiti verso fornitori potrebbe essere anche un segnale di limitata liquidità dell’impresa, ovvero l’incapacità di far fronte in modo puntuale e tempestivo agli impegni assunti con i fornitori.
Il calcolo è dato dal rapporto tra i debiti verso fornitori sul totale degli acquisti moltiplicato per 365.
Esempio
Al 31 dicembre il Bilancio dell’azienda Beta evidenzia debiti verso fornitori per 2.000.000 euro e acquisti per 8.000.000 euro. Quindi, 2.000.000/8.000.000 = 0,25 per 365 = 91 giorni, è la dilazione media che i fornitori concedono a Beta.
5. Oneri finanziari sul fatturato. Gli oneri finanziari sono la somma degli interessi pagati, più le altre spese addebitate dalla banca commisurate all’importo e/o al tempo di utilizzo di una determinata somma di denaro. Questo è un altro punto che viene tenuto in grande considerazione dalle banche, anche perché una percentuale eccessiva di oneri finanziari sul fatturato, normalmente, è indice di eccessivo indebitamento da parte dell’impresa. La soglia di attenzione dipende molto dalla tipologia di impresa e da quanto l’impresa è in grado di generare redditi operativi interessanti. In ogni caso gli oneri finanziari pagati devono essere sempre inferiori al reddito operativo netto al fine di evitare una perdita nel risultato di esercizio. Percentuali di oneri finanziari sul fatturato superiori al 4/5% possono mettere in allarme la banca, se non giustificate.
6. Redditività dell’intermediazione bancaria. Un aspetto su cui la banca mette attenzione è la qualità e la quantità del lavoro riservatogli dall’azienda affidata. La banca, nella fase di conferma degli affidamenti o in occasione di una ulteriore richiesta di affidamento da parte di una azienda già affidata, da molta importanza anche alla qualità ed alla quantità del lavoro riservato, in relazione anche all’importo degli affidamenti concessi. In particolare, la “qualità” si riferisce soprattutto alla percentuale degli insoluti da parte della clientela per la quale è stato richiesto un anticipo alla banca.
7. La centrale rischi. Un ultimo altro aspetto importante che la banca analizza nella fase di istruttoria, sia nella fase di concessione di un nuovo affidamento, che nella fase di rinnovo di un fido, è la Centrale dei Rischi.
La Centrale dei Rischi è una banca dati, nella quale sono registrate le informazioni sull’indebitamento della clientela verso gli intermediari finanziari, ovvero le banche, le società di Leasing e le altre società finanziarie.
Gli intermediari finanziari comunicano alla Banca d’Italia, alla fine di ogni mese e per ogni cliente, il totale dei fidi accordati (concessi), i fidi utilizzati e gli sconfinamenti, suddivisi nelle varie forme tecniche, ovvero nelle diverse linee di affidamento. Queste comunicazioni alla Banca d’Italia vengono fatte solo quando il totale degli affidamenti, per ogni cliente, è pari o superiore a 30.000 euro.
Solo per i crediti in sofferenza, ovvero quei crediti che la banca non riesce più a recuperare perché l’impresa a suo tempo affidata, è nell’impossibilità di restituirli, è in uno stato di insolvenza, la segnalazione viene fatta per qualsiasi importo ed entro 3 giorni dal passaggio a sofferenza, da parte della banca che aveva affidato l’impresa. La Banca d’Italia, una volta ricevuti tutti questi dati dalle Banche, rimanda mensilmente agli intermediari finanziari le informazioni sul debito totale verso il sistema creditizio di ciascun cliente segnalato. Ecco perché questo strumento è molto utile per la banca, sia nel momento in cui deve decidere se affidare o no un’impresa, in relazione ad una sua richiesta di nuovo affidamento, sia per verificare se l’azienda già affidata sta utilizzando i suoi affidamenti in modo corretto.
Con questo strumento le banche hanno la possibilità di avere accesso ad una serie di informazioni che le aiutano a capire se l’impresa che richiede il finanziamento, o che chiede la conferma degli affidamenti a suo tempo concessi, è meritevole, ed è affidabile.
Ovviamente, le banche nel comunicare alla Banca d’Italia questi dati delle imprese affidate si assumono ogni rischio collegato alla pubblicazione di dati sbagliati. Nel caso in cui la banca faccia una segnalazione sbagliata, provocando così un danno ad un’impresa questa ha il diritto di richiedere il risarcimento del danno subito.
Si ritiene sia di fondamentale importanza per ogni impresa conoscere e monitorare costantemente la propria posizione presso la Centrale dei Rischi. Questa è facilmente accessibile al seguente indirizzo Banca d'Italia - Accesso ai dati della Centrale dei Rischi al quale si può accedere con le credenziali SPID/CNS (consigliato) con mediante un modulo stampato e firmato con copia di un documento di identità.
Dal punto di vista pratico si forniscono alcune ulteriori avvertenze pratiche che possono essere utili nella gestione del rapporto con le banche.
1 - Evitare gli sconfinamenti, soprattutto quelli continuativi per più di 90 giorni. Infatti, questo è il termine oltre il quale si determina lo stato di difficoltà e di possibile insolvenza dell’affidato, con le nuove regole di Basilea.
In caso di necessità di sconfinamento è consigliabile che ciò avventa su linee di fido a revoca, come l’apertura di credito in conto corrente o sugli affidamenti cosiddetti autoliquidanti, che è considerato, in genere, meno grave che non pagare le rate del mutuo o del leasing.
2. Credit Management. È importante gestire correttamente i propri crediti verso clienti, canalizzando gli incassi delle fatture sulle banche che hanno anticipato il credito, al fine di limitare gli insoluti.
3. Utilizzare i fidi a Revoca ed in particolare l’Apertura di Credito in conto corrente per il minor importo e tempo possibile, ovvero solo per reali elasticità di cassa.
Nel caso in cui si noti un utilizzo eccessivo e prolungato di questo strumento occorre valutare la possibilità di “spostare” gli affidamenti e di conseguenza gli utilizzi, dal Breve al Medio Lungo Termine, con un notevole risparmio in termini di costi (minori Interessi, Commissioni e Spese) e di miglioramento del Rating.
Il rating
Ricapitolando quanto affermato precedentemente a banca acquisisce informazioni di carattere qualitativo che riguardano l’impresa, la sua attività, il suo mercato, ovvero:
- la forma giuridica dell’impresa;
- la qualità ed esperienza del management;
- il posizionamento competitivo dell’impresa nel mercato;
- il tuo portafoglio clienti;
- l’analisi della concorrenza;
- la situazione attuale e le prospettive di sviluppo aziendale;
- se l’azienda fa parte di un gruppo la banca fa approfondimenti in merito al tipo di collegamento patrimoniale, finanziario e commerciale, con le altre aziende del gruppo di appartenenza.
La banca acquisisce anche informazioni di carattere quantitativo sull’impresa, che scaturiscono, derivano dall’analisi:
- della situazione patrimoniale;
- del conto economico.
Infine, la Banca acquisisce informazioni di carattere andamentale, ovvero la banca verifica come si è comportata una determinata azienda fino ad ora con le altre banche e questo lo vede grazie alla Centrale Rischi.
Il rating si costruisce grazie a tutte queste informazioni.
Quando la banca ha tutte le informazioni di carattere qualitativo, quantitativo e andamentale su di un’impresa, è in grado di esprimere un giudizio più attendibile sull’affidabilità creditizia di questo soggetto che verrà sintetizzato con un “voto”, che appunto si chiama rating. Il rating, quindi, è un giudizio che sintetizza la capacità di credito e la solvibilità aziendale, ovvero in quali termini questa impresa sarà in grado di far fronte ai propri impegni finanziari con la banca.
Il rating è rappresentato convenzionalmente da un simbolo alfa numerico che esprime, all’interno di una scala, la probabilità di default, ovvero il rischio di insolvenza, ovvero il rischio di non far fronte ai propri impegni.
Negli ultimi anni il tema del rating ha assunto un ruolo ancor più centrale rispetto a quello che da sempre riveste nel mondo del credito.
Il ricorso all’indebitamento da parte di privati e imprese è condizionato a una valutazione del merito creditizio nonché della capacità di rimborsare i debiti in un determinato orizzonte temporale da cui scaturisce l’attribuzione di giudizi sintetici di affidabilità detti rating. Tale ruolo centrale è dovuto a due importanti fenomeni:
- la necessità di velocizzare i processi di affidamento;
- il progressivo affermarsi del digital lending ovvero dell’erogazione di prestiti attraverso canali digitali quali quelli degli operatori del mondo FinTech.
Quanto sopra, ovvero la necessità di un rapido giudizio basato sull’analisi di dati, è un’arma a doppio taglio. Se da un lato velocizza e standardizza il processo decisionale, dall’altro sconta l’eccessiva sinteticità del rating che “pretende” di sintetizzare un fenomeno complesso in una lettera dell’alfabeto o in una classe numerica di merito.
Come funziona, quindi, il processo di attribuzione del rating?
Le classi di rating calcolate esposte nella seguente tabella sono 5, dove la A1 è la migliore, con probabilità di insolvenza molto contenute, fino alla A5 dove, invece, le probabilità di default, di insolvenza sono molto elevate.
Data l’importanza del ruolo della banca nel contesto economico, ma soprattutto per evitare scenari apocalittici derivanti da un suo eventuale fallimento, è nato il Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria che è un’organizzazione internazionale, operante sotto il controllo della Banca dei Regolamenti Internazionali (BIS), nata al fine di promuovere la stabilità finanziaria e monetaria tra i vari paesi. Non è necessario che tu conosca tutti i processi iniziati con Basilea I, proseguiti con Basilea II ed ancora in corso con Basilea III. In questo caso è sufficiente sapere che, grazie a queste regole, le banche, devono calcolare un rating alle aziende affidate e, a seconda della qualità dell’impresa che affidano (e quindi a seconda del rating), devono accantonare (mettere da parte) e quindi vincolare, più o meno capitale, rinunciando così ad impiegarlo in business più redditizi. Più il rating è scadente, tanto maggiore sarà il costo per la banca, perché dovrà accantonare maggiori quote di capitale e naturalmente questo si rifletterà in maggiori costi per la propria impresa.
È possibile conoscere il proprio rating?
Le banche non sono obbligate a comunicare il rating assegnato, ma, per esperienza, i gestori sono spesso disponibili ad aiutare le imprese a capire come migliorare questa valutazione del merito creditizio. A differenza di quanto si crede il rating non è un dato negoziabile ma l’impresa può (e deve) mettere in atto una serie di misure volte a cercare di migliorarlo. Infatti, un rating negativo può nascere dalla somma di più fattori, come:
- uno scarso equilibrio finanziario, l’azienda ha troppi debiti e fa fatica a rispettare i suoi impegni finanziari;
- una scarsa redditività, fa utili modesti o addirittura chiude in perdita;
- un’esiguità di patrimonio, l’azienda è sottocapitalizzata, dipende troppo dalle banche e dai fornitori;
- un fatturato in forte calo a causa di una difficile fase di mercato.
Al giorno d’oggi risulta di fondamentale importanza rivolgersi a professionisti preparati che aiutino l’impresa a conoscere preventivamente il proprio rating bancario al fine di poterlo migliorare e, soprattutto, al fine di presentarsi agli istituti di credito già consci della propria situazione e del proprio merito creditizio.
Il rating MCC
Una delle metodologie interessanti di determinazione del rating che verrà proposta di seguito è quella che deriva dalle disposizioni operative del Fondo di Garanzia per le PMI in vigore a partire dal 15 marzo 2019 che prevedono l’estensione del modello di valutazione “Nuova Sabatini” a tutte le operazioni finanziarie ammissibili all’intervento del Fondo.
Il modello prevede l’attribuzione al soggetto richiedente di una fascia di valutazione da 1 (punteggio massimo) a 5 (minimo) a cui viene fatto corrispondere un giudizio sulla solvibilità dell’azienda ed una stima della probabilità di inadempimento che, in ultima analisi, determina l’ammissibilità della domanda di accesso alle garanzie previste dal Fondo.
La valutazione si articola in due moduli:
- modulo economico-finanziario
- modulo andamentale.
A questi si aggiunge un blocco informativo relativo alla presenza di eventuali eventi pregiudizievoli a carico della Società e/o di soci che ricoprono cariche rilevanti.
Il modulo economico-finanziario si basa esclusivamente sui dati di bilancio mentre il modulo andamentale considera i dati derivanti dalla Centrale Rischi relativamente alla dinamica dei rischi a scadenza e dell’esposizione per cassa.
Una volta determinate le classi di valutazione del modulo economico-finanziario e del modulo andamentale si ottiene la classe di valutazione integrata, espressa su una scala che va da 1 (risultato migliore) a 12.
Nel caso in cui siano in corso eventi pregiudizievoli a carico della Società e/o a carico di soci che ricoprono cariche rilevanti (per le Società di Persone) la classe di valutazione integrata può subire un aggiustamento fino a 4 punti.
Nel caso in cui siano in corso procedure fallimentari, la domanda di accesso alle garanzie viene immediatamente rigettata e la procedura restituisce l’output “Unrated” (ovvero non classificabile). In questi casi non è possibile determinare la classe di valutazione del soggetto beneficiario in relazione ai singoli moduli oppure alla fascia di valutazione finale e di conseguenza la domanda di ammissione ai benefici previsti dal Fondo non può essere accolta.
Al fine di poter svolgere un calcolo del rating completo, occorrerà avere a disposizioni la seguente documentazione:
- ultimi due bilanci approvati
- centrale rischi degli ultimi 6 mesi
- conoscenza della presenza di eventi pregiudizievoli
Le fasce di valutazione previste sono le seguenti
Fascia | Area | Descrizione |
1 | Sicurezza | Soggetto caratterizzato da un profilo economico e da una capacità di far fronte agli impegni molto buoni. Il rischio di credito è basso |
2 | Solvibilità | Soggetto caratterizzato da un’adeguata capacità di far fronte agli impegni molto buoni. Il rischio di credito è contenuto. |
3 | Vulnerabilità | Soggetto caratterizzato da tratti di vulnerabilità. Il rischio di credito è accettabile. |
4 | Pericolosità | Soggetto caratterizzato da elementi di fragilità. Il rischio di credito è significativo. |
5 | Rischiosità | Soggetto caratterizzato da problemi estremamente gravi, che pregiudicano la capacità di adempiere alle obbligazioni assunte, ovvero già in stato di default. Il rischio di credito è elevato. |
La domanda di ammissione alle garanzie previste dal Fondo può essere ammessa soltanto per le fasce da 1 a 4 mentre le aziende in fascia 5 vengono escluse.
Anche in questo caso è importantissimo affidarsi a bravi professionisti che dispongano degli strumenti e delle conoscenze adeguate per determinare a priori i rating “MCC” al fine di conoscere preventivamente la possibilità che una domanda venga accolta positivamente dalla banca.
Dott. Marco Baldin